lunedì 27 novembre 2023

Dedicano canzoni d'amore alle donne kamikaze palestinesi e ci fanno la predica sul "patriarcato"

Che orrore la tripla morale dei nostri paladini della "lotta al femminicidio": non fiatano sugli orrori multiculturali, anzi li approvano in nome del "Progetto Aisha", la sposa bambina di Maometto.

Giulio Meotti

Non sarebbe stato male se la marcia di Roma contro la violenza sulle donne avesse dato la parola a Esther, una ragazza israeliana che ha subito atrocità sessuali durante l’attacco di Hamas del 7 ottobre. I terroristi palestinesi l'hanno violentata e picchiata, sotto lo sguardo del fidanzato, costretto ad assistere con un coltello puntato alla gola. "È stato così doloroso che ho perso conoscenza, si sono fermati quando pensavano che fossi morta", ha detto Esther a Le Parisien. I terroristi di Hamas hanno mutilato la giovane con un coltello e con una scheggia di vetro, provocandole una paralisi irreversibile alle gambe. “Dentro sono mezzo morta”.

Invece la manifestazione sulle donne di Roma è stata filo Hamas.

Michel Houellebecq, ospite alla televisione pubblica israeliana, ha detto che “questa sinistra è diventata cattiva”, spiegando che, negli anni ’70, non avrebbero mai sostenuto Hamas. "Gli uomini di sinistra erano già un po' stupidi, ma nel complesso piuttosto simpatici”. Oggi invece “le università sono in mano a persone di sinistra in gran parte antisemite”. Quanto a Greta Thunberg, Houellebecq taglia corto: “Una pazza”.

Sono un po’ pazzi, sì, ma con loro tocca confrontarsi.

“Il patriarcato è l’inconscio collettivo della violenza sulle donne”, sentenzia Massimo Recalcati. “Il sistema è tossico e patriarcale”, dice il deputato Dem Alessandro Zan, promotore di un disegno di legge che, se approvato, avrebbe cancellato la differenza sessuale e femminile in nome del genere.

Per loro, una persona di sesso maschile che dichiara di essere “donna” dovrebbe avere accesso agli spogliatoi delle donne, ai bagni delle donne, agli sport femminili, ai rifugi anti violenza femminili e alle prigioni femminili.

Al posto di “donna” vorrebbero che usassimo “produttrice di ovociti”.

Come dice su ABC il saggista francese Guy Sorman, “questa ideologia richiede il passaggio da una civiltà ritenuta ‘patriarcale’ a una nuova civiltà, basata sul trionfo della differenza. Una sorta di carnevale culturale, portato alla sua logica conclusione, che si traduce in ciò che negli Stati Uniti si chiama cancel culture. Porta a togliere la parola, o la penna, a tutti coloro che non aderiscono all'ideologia del ‘risveglio’. La demolizione delle statue, la revisione dei libri di storia, la sostituzione dei nomi di strade o scuole, fanno parte di questa cultura”. 

Questa è la barbarie woke che spinge perfino il colosso Nike a produrre una pubblicità in cui la storia greca è liquidata come “patriarcale”.

Edoardo Albinati con la sua “scuola cattolica” fa scuola ovunque.

Per questo sono d’accordo con Alain Finkielkraut e sono contrario alla parola “femminicidio”: “E’ la riduzione, da parte delle più forti ideologie contemporanee, degli individui allo stato di esemplare”.

Ma lasciamo stare il gender, che è una bomba culturale che per capirla servono teste pensanti e non cervelli all’ammasso.

Prendiamo invece un altro paladino della nuova lotta al femminicidio, Roberto Vecchioni, che da giorni sale in cattedra su La7 a darci lezioni sulle donne.

Vecchioni ha dedicato una canzone, “Marika”, a una kamikaze palestinese che ad Haifa sterminò un bel po’ di famigliole israeliane al ristorante. La canzone dice:

“Canta Marika canta, come sei bella nell’ora del destino, ora che stringi la dinamite come un figlio al seno. Canta Marika canta, nel buio della storia, lucciola che si accende sul far della sera, canta Marika la nostra memoria”.

Il cantastorie di sinistra che ora fa lezione in tv sul patriarcato ha dedicato una canzone d’amore a una terrorista suicida palestinese. Era l’ottobre del 2003. Il ristorante Maxim è un locale attaccato a una pompa di benzina, grandi vetrate sul mare, semplice ma rinomato per la sua cucina mediorientale. Era uno splendido sabato di sole, la spiaggia era affollata degli ultimi bagnanti della stagione, quando una donna palestinese, Henadi Jaradat, ha lasciato la sua casa di Jenin, in Cisgiordania, ha attraversato il valico di Barta e accompagnata da un arabo israeliano ha raggiunto il Maxim. Lì la presenza della giovane palestinese non destava sospetto. Il corpetto esplosivo era pronto a seminare la morte, ma un cameriere arabo le ha porto il menu e preso l’ordinazione. La terrorista ha mangiato con calma, scrutando le famiglie israeliane che consumavano il loro ultimo pasto. Poi si è fatta esplodere. Ha distrutto famiglie intere, gli Zer-Aviv, i Biano, gli Almog. 21 morti, tra cui 5 bambini.

Sarebbero questi, gli alfieri della lotta al femminicidio?

In piazza a Milano contro il femminicidio e per Giulia Cecchettin c’era la créme della sinistra con in testa Pierfrancesco Majorino, lo stesso Majorino che ha lanciato il “Progetto Aisha” a Palazzo Marino. Aisha, la "sposa bambina" di Maometto.

Quando ci furono gli stupri di Colonia - centinaia di ragazze violentate dai migranti la notte di Capodanno - su La Repubblica Natalia Aspesi, oggi lanciatissima contro il femminicidio, riesce a non nominare mai la questione islamica (sono “maschi stranieri”), evoca invece i temibili “branchi di paese” italiani e quindi le donne occidentali che “non sono quiete da nessuna parte, anche in casa devono stare attente, gli stessi uomini che non le avrebbero difese a Colonia possono sempre spaccare loro la testa”. Interviene anche Dacia Maraini: “Stento a credere che tra gli aggressori ci possano essere migranti e rifugiati - dice sul Mattino -, gente che ha alle spalle storie molto dolorose”. Paola Caridi scrive: “Razzismo, islamofobia, populismo sulla questione delle migrazioni, attacchi ai profughi in quanto disturbatori della quiete pubblica europea”. Fino al vignettista Vauro, che sull’orrendo Fatto Quotidiano taglia corto con uno dei suoi disegnini: “Le nostre donne ce le stupriamo noi!”.

Intanto, veli ovunque.



Illustrare l’“arte di vivere europea”? Una ragazza velata.



Il “mese europeo della diversità”? Velata.

Due anni fa, per l’uccisione in America di George Floyd da parte di un poliziotto, in Italia si ebbero manifestazioni di solidarietà, dalla deputata ed ex presidente della Camera Laura Boldrini alla giornalista Myrta Merlino, che si inginocchiò in diretta dagli studi de La7. Si riempirono le piazze per Floyd, come a Milano, dove lo slogan fu: “Razzismo, brutta storia”. 

Dal primo gennaio al primo novembre 2023, degli 87 femminicidi dei quali è stato accertato l’autore, 22 sono stati commessi da stranieri, ben il 25 per cento considerando che gli stranieri sono l’8,5 per cento della popolazione residente in Italia.

Un anno dopo George Floyd, una ragazza musulmana, Saman Abbas, cade in una vera e propria imboscata della famiglia: padre, madre, zii e cugini. Abbass è stata infoibata perché non rispettava la Sharia. Per lei non si sono viste manifestazioni di piazza, nessuno si è inginocchiato in diretta tv, in Parlamento non ci sono stati gesti di solidarietà e anzi, le stesse politiche che un anno fa denunciarono il “razzismo bianco” su Floyd hanno fatto a gara su Saman Abbas a edulcorare, smorzare, nascondere, dissimulare. Emma Bonino (“uno dei molti volti del nuovo femminicidio”), Valeria Fedeli (“è un femminicidio, l’Islam non c’entra”), Laura Boldrini (“misoginia e maschilismo”)… Nessuna di loro ha saputo pronunciare le parole chiave di questa tragica storia: “sharia”, “delitto d’onore”, “Islam”…Eppure il cugino di Saman lo aveva detto: “Se una lascia l’Islam, merita di morire”. 

Com’era quella, il “corpo delle donne”?

Per questo Emmanuel Todd, blasonato sociologo e demografo nipote dello scrittore Paul Nizan e dell’antropologo Claude Lévi-Strauss, ha scritto che “parlare di patriarcato in modo indifferenziato per evocare la situazione delle donne a Kabul e nella regione parigina non ha senso”.

Per questo l’unico tutor di origine africana dell’Oriel College, in Inghilterra, Marie Kawthar Daouda, autrice di L’Anti-Salomé, ha affermato che il patriarcato nella Gran Bretagna vittoriana è “per molti versi ancora migliore delle condizioni che le ragazze e le donne subiscono attualmente in diversi paesi africani”. Fare storie su una statua è invece un “segno abbagliante del privilegio occidentale” e sarebbe un lusso che nessuno potrebbe permettersi in altri paesi.

Le ragazze israeliane stuprate in nome del patriarcato islamico, le ragazze iraniane velate e torturate in nome del patriarcato islamico, le ragazze come Saman infoibate in nome del patriarcato islamico, le ragazze di Colonia violentate in nome del patriarcato islamico, le ragazze palestinesi mandate a morire in nome del patriarcato islamico e tante altre non sanno che farsene di tutta la nostra retorica sul “femminicidio”.

Canta Marika canta, come sei bella nell’ora del destino…

Pur di smantellare la propria civiltà, i nostri Vecchioni sono pronti a sottomettersi all’Islam.

martedì 21 novembre 2023

Quella grande merda di facebook

 Stamattina facebook mi ripropone un ricordo di 7 anni fa, lo condivido e... vengo bloccato!

Il post scandaloso era questo.

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Ripropongo un post di 7 anni fa. A quanto pare, passano gli anni ma gli idioti continuano a non aprire gli occhi e diventano sempre più idioti... finché non arriverà una lama islamica sul loro collo a farglieli chiudere per sempre.


 

sabato 18 novembre 2023

Bambini a confronto

Ecco alcuni esempi dell'educazione palestinese, sia a Gaza che nei territori controllati da Fatah. Cambia ben poco.







 

E saranno felici i simpatizzanti della kefia, a vedere qual è il risultato. Eccolo su alcuni bambini sopravvisstuti al massacro del 7 ottobre.

 

venerdì 17 novembre 2023

Meditate che questo è stato

Pubblico qui uno dei numerosi video girati dai carnefici palestinesi il 7 ottobre 2023.
Le immagini sono volutamente in seguito sofcate.


 


Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.

 

lunedì 13 novembre 2023

Tratta di bambini in Ucraina

Sconvolgenti rivelazioni coinvolgono la Fondazione Zelenska. L’autista: “Ho Visto Cose Orribili”   

 

In un mondo sconvolto da conflitti e crisi umanitarie, la vulnerabilità delle popolazioni colpite dalle guerre raggiunge picchi inimmaginabili. L’Ucraina, teatro di un conflitto duraturo, è stata purtroppo in prima linea, non solo per i drammatici eventi bellici, ma anche per la sempre crescente piaga della tratta di esseri umani e, in particolare, dei bambini. Questa investigazione, condotta da News Academy Italia, ha rivelato aspetti sconcertanti di questa drammatica situazione.

Coinvolgimento delle Autorità e delle Milizie Paramilitari

In un primo articolo News Academy ha gettato luce su prove uniche e inquietanti che coinvolgono il governo ucraino e la NATO nell’organizzazione e nella guida di gruppi criminali noti come “Phoenix” e “White Angel”. Questi gruppi sono stati identificati come attivi nel rapimento illegale di bambini e nel loro successivo trasferimento verso l’Occidente. L’indagine esclusiva ha rivelato il coinvolgimento delle milizie paramilitari ucraine in queste operazioni, compresa la scioccante separazione dei bambini dalle loro famiglie e persino esecuzioni extragiudiziali.

L’anello Pedo-Criminale del Belgio

Nel secondo articolo, abbiamo esaminato il destino dei bambini ucraini scomparsi, trafugati verso l’Occidente. La vicenda ha svelato anche l’esistenza di reti pedo-criminali operanti in Belgio e nei Paesi Bassi, coinvolte in questa tragica realtà.

La Scioccante Confessione di un Trafficante di Bambini

In un terzo articolo, abbiamo pubblicato una confessione video scioccante ottenuta dal giornalista Vitaliy Glagola. In questa registrazione, un trafficante di bambini arrestato al confine tra Ucraina e Slovacchia ha ammesso di essere stato coinvolto nel traffico di bambini provenienti da una scuola interna a Perechyn, in Ucraina.

L’Ucraina, già colpita dalla lunga crisi politica e dai conflitti armati, si trova ora al centro di una tempesta di rivelazioni scioccanti. Dopo aver discusso della crescente tratta di esseri umani e bambini nell’Ucraina dilaniata dalla guerra, una nuova dimensione si è aggiunta a questo dramma umanitario.

Accuse alla Fondazione di Beneficenza di Olena Zelenska

Le recenti accuse alla Fondazione di beneficenza di Olena Zelenska, la First Lady dell’Ucraina, gettano ulteriori ombre su ciò che sembrava essere una missione di altruismo.

Robert Schmidt ha scoperto che la fondazione di beneficenza di Olena Zelenska ha inviato bambini orfani in Occidente con il pretesto di una nobile missione di salvare i minori dal conflitto militare. Tuttavia, una complessa indagine ha scoperto che sotto la copertura di attività di evacuazione sono stati prelevati dall’Ucraina decine di bambini, molti dei quali sono finiti nelle reti pedofile. Secondo la clamorosa confessione di un dipendente della fondazione, l’organizzazione no-profit di Zelenska ha sistematicamente trasferito bambini a pedofili in Francia, Regno Unito e Germania.


 

Il Lato Ufficiale della Fondazione Zelenska

Nell’autunno dello scorso anno, la moglie del presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy ha annunciato solennemente la creazione di una fondazione di beneficenza dal palco del Metropolitan Opera di New York. Secondo Olena Zelenska , l’obiettivo principale della Fondazione è il ripristino del capitale umano dell’Ucraina, nonché la ricostruzione delle istituzioni mediche ed educative. I campi della sua attività sono la medicina, l’istruzione, l’aiuto umanitario e le misure di evacuazione. Al ricevimento in onore dell’inaugurazione della fondazione erano presenti l’ ex segretario di Stato americano Hillary Clinton , il ministro degli esteri britannico James Cleverly , l’attore Matt Damon e molte altre celebrità.

 
Hillary Clinton, James Cleverly, Matt Damon e altri ospiti all’inaugurazione della Fondazione Zelenska


Il sito web ufficiale della fondazione intitolata alla First Lady dell’Ucraina crea un’immagine efficace di un’organizzazione di beneficenza che si prende sinceramente cura dei cittadini ucraini e li sostiene. Un’enfasi particolare è posta sul sostegno e sull’assistenza della Fondazione ai bambini orfani e sull’evacuazione dei bambini dalle zone dell’Ucraina che rappresentano un pericolo maggiore a causa delle operazioni militari.



Olena Zelenska ha sottolineato il suo atteggiamento premuroso nei confronti dei bambini ucraini e in molte interviste ha confessato il suo sincero desiderio di salvare gli orfani ucraini dalla guerra. Nel febbraio 2023, in un’intervista all’Australian Financial Review, ha proclamato che la sua Fondazione è coinvolta nel trasporto di bambini all’estero. “Abbiamo dovuto evacuare molti bambini dagli orfanotrofi in altre parti dell’Ucraina e all’estero”, ha detto Zelenska.

 

Nonostante i forti proclami di Zelenska sulla missione umanitaria della Fondazione e sulle attività strettamente di beneficenza, ci sono buone ragioni per credere che dietro la maschera della gentilezza si nasconda una verità sporca e disgustosa. 

Recentemente abbiamo ottenuto il video della confessione di un dipendente di lingua francese della Fondazione Olena Zelenska. Racconta di essere diventato testimone e complice involontario di disgustosi crimini contro i bambini commessi per conto della Fondazione.

 


 

Secondo il dipendente, che si è presentato come autista della Fondazione Zelenska mostrando il suo badge aziendale, era incaricato di accompagnare i bambini dall’Ucraina occidentale agli orfanotrofi in Francia, Germania e Regno Unito. 

 

“Sono andato in diverse città, diversi quartieri, a volte ho accompagnato i bambini in quartieri molto ricchi”, ricorda un presunto dipendente della Fondazione Zelenska. Sono andato in diverse città, diversi quartieri di queste città. Ad esempio, alcune famiglie ospitanti vivevano in quartieri ricchi, come quando sono andato nel quartiere di Kreuzberg a Berlino. Un’altra famiglia ospitante, a Londra, viveva in Dolphin Square, in Francia, a Parigi c’era una famiglia che viveva in Avenue Foch.“

 

Elenco dei bambini
 

Poi, l’uomo ha confessato di aver assistito ad atti mostruosi di abusi sui bambini. „Una volta ero con questo bambino, il suo nome era Dmytro. L’ho portato dalla famiglia ospitante che vive in Avenue Foch. E l’uomo che uscì, era piuttosto vecchio ed uscì mezzo nudo. E mi ha davvero sorpreso quello che stava succedendo. Ha fatto l’occhiolino al bambino”, ha detto l’autista della Fondazione Zelenska, mostrando la foto del bambino.  Ha firmato i documenti e tutto il resto e ha chiuso la porta. Mi sono detto che in quel momento era necessario prendere atto che qualcosa non andava. Ma ehi, ho pensato, beh, non sono affari miei.“

 


„Qualche giorno dopo mi accadde un’altra storia. Ho dovuto prendere un altro bambino dall’orfanotrofio, ” continua il dipendente, “ho dovuto prenderlo dall’orfanotrofio e portarlo in una famiglia ospitante. E quello che mi ha sorpreso è che qualche settimana prima lo avevo portato da un’altra famiglia ospitante! Gli ho fatto una domanda, ho provato a comunicare con lui in inglese. Gli ho chiesto cosa sta succedendo. Ha iniziato a piangere. E poi ha cominciato a fare gesti. Come ho capito da questi gesti mi ha mostrato che veniva toccato in luoghi intimi. Ho capito. È orribile. In quel momento ho capito tutto quello che stava accadendo. È stato davvero… è terribile quello che gli è successo.”

ID del dipendente

L’autista della Fondazione afferma di aver scoperto l’identità dello stupratore pedofilo confrontando il suo indirizzo con i documenti. Si è scoperto che era Bernard Henri-Lévy , famoso giornalista e scrittore. Secondo il sito ufficiale della Fondazione, Henri-Lévy ha donato i suoi diritti d’autore per aiutare la Fondazione, presumibilmente per scopi puramente caritatevoli. Henri-Lévy è ampiamente noto per il suo sostegno all’Ucraina e per i suoi legami con persone sospettate e accusate di pedofilia. Lévy divenne famoso grazie alla difesa pubblica dei famosi pedofili europei, Roman Polanski e Gabriel Matzneff. 

 
Bernard Henry-Levy

 Il dipendente della Fondazione ha mostrato nel video le foto dei bambini che ha portato negli orfanotrofi europei e nelle famiglie che dichiaravano di essere affidatarie. “Ho capito come sono state organizzate tutte queste cose alla Fondazione Olena Zelenska. Davvero, tutto quello che sta succedendo lì è orribile. Mi sono dimesso subito. Traffico sessuale minorile, no, grazie, non voglio partecipare,” conclude il dipendente della Fondazione, “Ecco perché sto girando questo video adesso. Spero anche che farete indagini e tutto questo finirà.“

La nostra pubblicazione invita le autorità di Francia, Germania e Regno Unito a condurre un’indagine su larga scala sulle attività della Fondazione Olena Zelenska, tenendo conto della testimonianza del suo dipendente. Tutti i crimini devono essere identificati e i responsabili puniti.

 

Davide Donateo

Qui: https://newsacademy.it/news/2023/11/06/tratta-di-bambini-in-ucraina-sconvolgenti-rivelazioni-coinvolgono-la-fondazione-zelenska-lautista-ho-visto-cose-orribili/

 

domenica 12 novembre 2023

Il loro obiettivo è sterminare tutti gli Ebrei

Lee Kern è andato in Israele a vedere i 45 minuti di ripresa dalle bodycam dei terroristi, dalle telecamere e dai cellulari delle vittime. Questi sono i suoi appunti
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Mi chiamo Lee Kern. Ho 45 anni. Sono uno scrittore di Londra. Dopo aver visto filmati di alcuni dei crimini commessi da Hamas contro i civili israeliani il 7 ottobre 2023, sono andato in Israele e ho chiesto il permesso di partecipare a una proiezione stampa con filmati che le famiglie hanno chiesto di rendere pubblici. Non è questo che voglio fare nella vita. Sono un civile. Sono un artista. Ho la mia salute mentale da proteggere. Ma è diventato chiaro che stiamo vivendo la negazione dell’Olocausto in tempo reale. Chi vuole distruggere Israele e serba rancore verso gli ebrei non è il mio pubblico: abbraccia un anti intellettualismo che rincorre obiettivi mendaci. Ma sono ancora convinto che il mondo civilizzato abbia un vantaggio su coloro che sono debilitati dall’odio e dal complottismo. Scrivo per loro, e anche per le vittime. Di seguito sono riportati gli appunti che ho preso durante la proiezione del filmato che dura quarantacinque minuti. E’ estremo fin dall’inizio, e lo diventa sempre di più. 
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Di seguito sono riportate le descrizioni dei filmati girati dai terroristi di Hamas con le loro bodycam e i telefoni cellulari. Ci sono anche i filmati delle dashcam, delle telecamere a circuito chiuso e dei telefoni cellulari delle vittime. 
 
Il filmato inizia quando Hamas entra dentro Israele. I miliziani sono su camion e moto. Gridano Allahu Akbar. Ancora e ancora. Allahu Akbar. I loro volti sono raggianti di gioia. Sono così felici. 
 
I terroristi sono su una strada. Un’auto civile guida verso di loro. Iniziano a sparare. Sono tantissimi, in piedi sulla strada. Una lunga fila di uomini con i fucili che sparano contro un’unica macchina. L’auto danneggiata continua a muoversi, ma lentamente. Un terrorista fa un gesto con la mano verso il veicolo – quasi fingendo di essere un amico – chiedendo gentilmente di rallentare in modo che possa sparargli. Spara altri proiettili. L’uomo e la donna nell’auto sono morti. I loro corpi vengono tirati fuori e lasciati senza vita sulla strada. 
 
Filmati di terroristi che sparano a un corpo a terra. I suoi pantaloni sono abbassati, le natiche nude. Non c’è dubbio che questa sia una guerra contro i civili. Non ci sono militari israeliani. Coloro che vengono uccisi non sono tragicamente coinvolti in una sparatoria. Non sono il danno collaterale di un obiettivo militare giuridicamente accettabile. Uccidere civili è chiaramente l’obiettivo. Non è guerriglia. E’ omicidio di massa. Stiamo guardando una banda criminale di assassini che si scatena e che fa più morti possibile. 
 
I terroristi hanno gli Rpg, i lanciagranate portatili, e sparano a un veicolo civile, che cerca disperatamente di tornare indietro, ma non ne ha la possibilità. Gli occupanti muoiono nella confusione totale. Si sente ancora Allahu Akbar. 
 
I terroristi esultano sopra a un uomo morto e a una donna piena di fori di proiettile sulla strada. E’ come Spring Break per loro. Si divertono così tanto. 
 
Una rotonda. Un veicolo in avvicinamento chiaramente non capisce verso cosa sta guidando. Vede gli uomini sulla strada e rallenta. Capendo che qualcosa non va, accelera per cercare di fuggire. Hamas lo insegue come in una caccia, sparando selvaggiamente. I civili vengono uccisi. Hamas tira fuori i trofei dalla macchina per vedere cos’ha catturato. Hamas continua a tirare fuori dai veicoli le persone che ha ucciso e a buttare i corpi in strada. Tanti civili giacciono morti accanto alle loro auto. Non c’è motivo di tirare fuori un corpo da un’auto se non per renderlo più visibile. Vogliono che la gente veda la loro impresa. Sono orgogliosi e vogliono che il mondo sappia ciò che fanno. E’ la loro opera migliore, non vogliono nasconderla. 
 
Un uomo e una donna morti sui sedili anteriori. L’uomo è accasciato sul volante. Il volto della donna è straziato, grottesco e di un colore orribile. 
 
Filmati di terroristi al cancello di un kibbutz. Strisciano in posizione e furtivi si intrufolano in una comunità di famiglie. Uno di loro si nasconde in un cespuglio. Un’auto civile arriva al cancello. Il terrorista nel cespuglio si alza e spara con il fucile d’assalto più volte attraverso il finestrino laterale. L’uomo non muore sul colpo. Sembra che si guardi confuso e poi si divincola con i proiettili nel petto. Si gira verso la portiera, cercando di allontanarsi dalla direzione dei proiettili, ma viene ucciso da altri spari. 
 
I terroristi ora irrompono nel kibbutz. I terroristi si appostano tra le case. C’è un’ambulanza parcheggiata. Sparano alle gomme per evitare che possa essere utilizzata. C’è un’attenzione incredibile ai dettagli per prendere quante più vite possibili. E’ quasi matematico – sono determinati ad aumentare il numero di morti da ogni posizione possibile. 
 
Un cane in un giardino inizia a camminare verso di loro. Un terrorista spara. La camminata del cane è confusa, ma procede ancora verso i terroristi. Un altro sparo, cade. Il cane non sa nulla di bandiere o paesi. Era solo un cane. 
 
I terroristi si intrufolano oltre le altalene dei bambini. Sono in un giardino. Hanno visto qualcuno all’interno della casa attraverso una porta aperta. Un terrorista spara un colpo. Si sente un terribile gemito di confusione. Si può dire che è una persona anziana. 
 
Hamas si sta intrufolando in un giardino passando davanti a giocattoli e biciclette per bambini. Vanno a caccia di famiglie nelle loro case. 
 
Un terrorista inizia a sparare su una casa. Un altro sbircia attraverso le finestre per vedere se c’è qualcuno all'interno della casa a cui stanno dando fuoco. Vediamo movimento dentro. C’è qualcuno. 
 
Appunto per me: dobbiamo combattere 
 
Queste non sono zone di battaglia. Sono case di famiglia. 
 
Hamas s’avvicina a una casa dove si sente della musica. Significa che c’è qualcuno dentro. Hamas entra, si muove lentamente con furtività militare all’interno di una cucina. Si avvicinano alla fonte della musica attraversando la cucina. 
 
Un padre è in preda al panico all’interno della sua casa. Ha due ragazzini – di circa sette e dieci anni. Ne ha uno in braccio. E’ mattina presto, sono in biancheria intima. Si precipitano in giardino e si dirigono verso il rifugio. Credono che ci sia un attacco missilistico. Ora sono fuori dalla vista, nel rifugio. I terroristi di Hamas appaiono lentamente nell’inquadratura. Si avvicinano al rifugio. Lanciano una granata. Dopo un paio di secondi c’è un’esplosione. Il padre è gettato fuori dal rifugio e sbatte contro un muro. E’ morto per l’esplosione o per il colpo o entrambi. Dopo pochi secondi uno dei ragazzi emerge coperto di sangue, in mutande. E’ accanto al padre morto. L’altro ragazzo esce anche lui, in mutande, coperto di sangue. Uno dei terroristi spinge i ragazzi in casa. Li fa sedere sui loro divani. Urlano e piangono. “Aba! Aba!”, papà, papà. Il loro universo è il peggior universo appositamente progettato per loro. Il terrorista li lascia per un pochino. Uno dei ragazzi urla: “Hanno ucciso papà. Non è uno scherzo!”. L’altro risponde: “Lo so, ho visto”. Il terrorista torna dentro e apre il frigo. E’ uno psicopatico e offre loro dell’acqua. “Voglio mia mamma!”, piange uno dei due ragazzini. Il terrorista ha gli occhi spenti, scrolla le spalle e beve dalla bottiglia. Si rinfresca dal frigo del padre dopo averlo ucciso. Il terrorista esce. I ragazzi sono soli in quella che era una casa fino a due minuti prima e ora è stata trasformata in un universo di dolore. “Penso che moriremo”. Un fratello vede le ferite dell’altro: “Riesci a vedere dagli occhi?”. “No”. Il ragazzino che ancora ci vede grida: “Perché sono vivo!”. 
 
Le riprese successive mostrano la madre che arriva in giardino con due guardie di sicurezza del kibbutz. Si avvicinano con cautela al rifugio. Vede il marito che giace in mutande. Crolla, urla e diventa isterica. Le guardie di sicurezza cercano di trattenerla e di non farla collassare contemporaneamente. Cercano di attutire le sue urla. Il kibbutz è ancora sotto attacco. 
 
Hamas prende i telefoni delle persone che uccide. Un terrorista tira fuori una persona assassinata dal sedile anteriore della sua auto e lascia cadere il corpo nella terra. Poi sale in macchina, nel sangue di quella persona, e se ne va. 
 
Una donna è in ginocchio in un asilo. E’ in una stanza vuota, senza mobili. Sbircia nervosa dalle finestre. Cerca di nascondersi pateticamente dietro le uniche cose a sua disposizione: alcune borse. Vediamo i terroristi di Hamas intrufolarsi nell’asilo. Si muovono con furtività militare in un asilo. Usano tattiche militari in un asilo. Usano tattiche militari per trovare la donna che cerca di nascondersi dietro due borse e spararle. Le setacciano le tasche e prendono il suo telefono. Poi sollevano il suo corpo sulle spalle e la portano via. 
 
Appunto per me: dobbiamo lottare per le nostre vite 
 
Sentiamo una comunicazione radio tra i terroristi di Hamas in Israele e i loro leader a Gaza: 
“Siamo nel Kibbutz Nisim” 
“Tagliate teste con i coltelli!” 
“Allahu Akbar! Allahu Akbar!” 
“Gioca con le loro teste! Fai delle foto! Mandamele”. 
 
Un uomo ferito è sul pavimento del suo salotto accanto a una sedia. E’ sdraiato sulla schiena e ha del sangue sul petto. Gli uomini di Hamas afferrano un attrezzo da giardino, una zappa. Cominciano a far oscillare la lama sulla sua gola e sul pomo d’Adamo. Dondolano di nuovo. Dondolano ancora, colpendo la gola. Tengono l’estremità più lontana del palo per ottenere la massima leva e potenza. Mentre tagliano la testa dell’uomo gridano: “Allahu Akbar! Allahu Akbar! Allahu Akbar!”. 
Sono così eccitati. 
 
Il volto di una donna crolla per il numero proiettili sparati.  
 
Una stanza con otto persone in un bagno di sangue dopo essere state colpite dai proiettili. E’ una minuscola camera da letto. Sono stipati lì dentro. Case in fiamme. 
 
I terroristi si divertono come non mai. Uno di loro dà fuoco a un’auto usando una bomboletta spray e un accendino, come un vandalo adolescente. I terroristi ridono e sorridono. Si scattano selfie. Provano un grande piacere. Ridono. Esultano. Per loro è un carnevale di sangue. 
 
Il cadavere di una donna. Una famiglia morta in casa. Labbra che si baciavano sono ora volti distrutti con crani rotti. Una donna di mezza età è morta, distesa a faccia in giù sul letto. Una persona morta è sul pavimento accanto al letto. Si vede un fiume di sangue dove è stato trascinato un corpo. Sangue denso. Congelato. Con grumi. Bolle. Una testa mozzata, tagliata. I denti sporgono. Le labbra si sono raggrinzite. 
 
Un corpo carbonizzato alla brace. Un cane domestico ucciso in una pozza del suo stesso sangue sul pavimento del soggiorno. Un cadavere bruciato ricoperto di fuliggine. Una bandiera dell’Isis. Una donna morta nel suo bagno. Un bambino morto con il cranio fracassato. 
 
Un bambino morto in mutande. Un bambino morto con una maglietta della Disney di Topolino. Un bambino morto. Un altro bambino morto. 
 
Un bambino annerito dalle fiamme. 
 
Labbra bruciate. Un bambino morto con addosso un vestito con delle farfalle. Mucchi di persone morte. Un terrorista usa un telefono rubato a una delle vittime che ha ucciso. Chiama suo padre. “Ho ucciso degli ebrei, papà!”. Il padre risponde “Allahu Akbar!”. Padre e figlio legano nel modo più idealizzato possibile, per un omicidio. Il figlio chiede di parlare con la mamma. “Mamma! Ho ucciso degli ebrei!”. “Che Allah ti riporti in pace” risponde lei. Come un bambino entusiasta di mostrare ai genitori qualcosa che ha fatto a scuola, lui dice: “Guardate la mia diretta whatsapp! Guardate la mia diretta whatsapp!”. La maggior parte delle persone sulla terra difficilmente ricorderebbe un momento in cui si è emozionata come questa famiglia in questo momento. 
 
Una vecchia signora morta con le mutande scoperte. Persone morte. I loro occhi sono privi di vita o i loro volti sono collassati a causa dei proiettili. 
 
Alcune ragazze adolescenti si nascondono. Si spaventano ogni volta che sentono una granata esplodere in lontananza. Singhiozzano e saltano con grida soffocate ogni volta che sentono un’esplosione avvicinarsi. 
 
Una donna si nasconde sotto un tavolo in una stanza buia. Gli uomini di Hamas fanno brillare le torce nella stanza. Sono incredibilmente scrupolosi, si assicurano che nessuno sopravviva. Abbassano la torcia sotto il tavolo e la vedono. Lanciano una granata sotto il tavolo. Gridano “Allahu Akbar”. C’è un’esplosione. Lei urla per poco, poi smette. Trovano un’altra donna nascosta sotto un tavolo al buio. I terroristi non si occupano subito di lei perché non rappresenta una minaccia per nessuno. Non è un soldato. E’ un civile. I terroristi parlano con calma tra loro. Indicano con precisione dove sono le persone da uccidere. Lo fanno con calma, perché non stanno combattendo contro dei soldati. Stanno uccidendo dei civili che non hanno nessuna carta da giocare in questa situazione. Si sente una comunicazione radio di Hamas. Tutto questo viene orchestrato da Gaza. Non potrebbe accadere senza un’enorme infrastruttura. Si tratta di un’ondata di serial killer che hanno un’enorme rete di supporto e un quartier generale per dirigere i loro crimini. 
 
Catturano un israeliano. “Crocifiggilo”, è l’ordine che arriva da Gaza. I terroristi si scattano selfie con i cadaveri. Mettono i piedi sul volto di un cadavere, come se fossero dei ragazzi che escono la sera. Si filmano mentre prendono a calci la testa di una persona morta. Ridono. Come un gruppo di amici che insieme programma un assassinio. 
 
A Gaza un cadavere viene trascinato fuori da un’auto. Ci sono incredibili festeggiamenti di gioia ed estasi. Una folla di palestinesi inizia a calpestare il cadavere. Lo calpestano sulla strada. Il civile non aveva nessuna difesa quando era vivo. 
 
Una ragazza terrorizzata viene prelevata da un camion a Gaza. E’ a piedi nudi, nella sporcizia. Indossa pantaloni della tuta insanguinati intorno all’inguine e solo intorno all’inguine. Intorno c’è una folla di palestinesi. Suonano i clacson. Ci sono grida di Allahu Akbar – grida profonde e sentite di Allahu Akbar mentre la ragazza con i pantaloni insanguinati si ritrova sola nella città dei suoi stupratori. La folla grida Allahu Akbar e le auto suonano il clacson come se stuprare una ragazza fosse una vittoria nella finale della Coppa del Mondo. 
 
Un concerto di musica. I giovani ballano. Si divertono. Subentra un po’ di incertezza. Sentiamo una ragazza dire: “Cosa sta succedendo?”. Taglio improvviso sulle persone che corrono. Una ragazza singhiozza. Si sente un rumore di proiettili. Gli adolescenti cercano di sfuggire al rumore dei proiettili. Alcuni riescono a raggiungere una fila di veicoli e cercano di nascondersi dietro le auto. I terroristi armati di Hamas li inseguono. Un adolescente cerca di scappare. Centinaia di ragazzi corrono in un campo aperto. Sono come bufali braccati. I bambini corrono. I terroristi di Hamas li seguono con le mitragliatrici. Sparano su di loro. 
 
Alcuni terroristi di Hamas sono in piedi vicino ai veicoli. Notano un individuo solitario sulla cresta di una collina che cerca di fuggire. Circa venti membri di Hamas lo inseguono. E’ così importante ucciderli tutti. TUTTI gli ebrei devono essere uccisi. I terroristi sparano ad alcune persone mentre si nascondono nei bagni chimici durante un concerto. E’ un metodo. Come fosse un lavoro. Uno alla volta vanno in ogni cubicolo e sparano attraverso la porta di plastica. Vogliono uccidere tutti gli ebrei possibili. 
 
L’equipaggiamento che i terroristi hanno portato per uccidere i civili è sorprendente. Il denaro, il tempo, la logistica e il supporto operativo solo per uccidere dei ragazzi sono impressionanti. 
 
Si dice che ci vuole un villaggio per crescere un bambino. Ogni terrorista che preme un grilletto ha alle spalle l’equivalente di un villaggio. Non ci si può svegliare una mattina e commettere spontaneamente massacri come questo, in così tanti luoghi e su così vasta scala. 
 
Una donna in lacrime tra spari ed esplosioni. Il rumore dei proiettili Adolescenti rannicchiati e nascosti con le lacrime nel cuore. Qualcuno è a terra accanto a un’auto. Si stanno fingendo morti. Una gamba si contrae. Un terrorista si avvicina e gli spara dei proiettili nella schiena. Corre per ucciderli con efficienza e intenzione. Vogliono un punteggio perfetto per uccidere gli ebrei. Zero ebrei lasciati in vita, questa è l’unica cosa accettabile per loro. Grida di giubilo di Allahu Akbar. 
 
Ovunque. In ogni scena di morte. Allahu Akbar. Allahu Akbar. Un corpo carbonizzato brucia a terra. La schiena brucia con fiamme basse. Un giovane uomo è intrappolato. Il suo volto è terrorizzato. Occhi selvaggi. Denti digrignanti. E’ in un gruppo di altri giovani intrappolati. I suoi denti battono in mezzo al suono dei gemiti dei feriti e dei moribondi. Ci sono parti di corpi in una strada. Pezzi di carne umana. 
 
Una donna è rannicchiata in un’auto. Una granata viene lanciata in un rifugio pieno di giovani. Ostaggi feriti e sanguinanti vengono caricati sul retro di pick-up. I terroristi si scattano selfie con i loro ostaggi. Mezzi vivi, picchiati o morti. 
 
I terroristi si scattano selfie con i loro ostaggi. Ci sono corpi di ostaggi nel retro dei camioncini. Gli arti si sovrappongono. Ci sono grida di Allahu Akbar. 
 
All’interno di Gaza. Nel retro di un pick-up. Un terrorista siede con un ostaggio. Non si sa se sia viva o morta. E’ a faccia in giù con la testa in grembo. E’ stata spogliata. Ha solo il reggiseno. Non si sa se sia viva o morta. Il terrorista sta giocando con i suoi capelli. Guarda con noncuranza la folla che si sta radunando. Una folla di palestinesi va verso il camioncino per sputare sul corpo della ragazza. Si scontrano e lottano tra loro per ottenere una buona posizione per sputare sulla ragazza a faccia in giù che non si muove. Uno dopo l’altro sputano, mentre il terrorista stanco accarezza i capelli della ragazza svestita a faccia in giù sulle sue ginocchia. 
 
Una strada completamente distrutta. Auto dopo auto distrutte. Auto che sarebbero potute essere utilizzate per la fuga, deliberatamente distrutte. Questi non sono atti spontanei. Sono tattiche prese e studiate in anticipo. Sono atti pianificati intenzionalmente per garantire l’uccisione del maggior numero di ebrei. Sono atti pianificati in anticipo per garantire che persone indifese abbiano ancora meno opportunità di sopravvivere. 
 
Due corpi cotti alla brace. Sono così cotti che potrebbero ridursi in polvere. Un teschio umano la carne bruciata è carbonizzato. Ci sono cadaveri cotti ancora fumanti. Ci sono corpi che sembrano essere stati coinvolti in un’esplosione nucleare. Persone che si sono svegliate quella mattina si sono trasformate in carbone al tramonto. 
 
E’ notte. C’è una fossa piena di corpi fumanti. E’ stata un’intera giornata di massacri. Un corpo deforme e martoriato. Gli arti di una donna sono stati spezzati. Sono stati volutamente distorti. Le sue labbra sono state strappate via. I suoi denti sporgono senza senso. 
 
Una tenda piena di morti. I morti sono circa cinquanta. Non ci sono abbastanza pagine per documentare ogni atto malvagio avvenuto oggi. L’entità dei loro crimini. Hanno fatto tutto questo in un giorno. Immagina cosa potrebbero fare se avessero un intero calendario. Nessun ebreo esisterebbe se avessero tale potere. 
 
Una ragazza morta. Una ragazza morta. Un’altra ragazza morta. Una ragazza morta con un buco profondo nel petto dove è entrato il proiettile. Un corpo con le gambe spezzate. Un cadavere decapitato con un bavaglio in bocca. Un cadavere a faccia in giù con le mani ammanettate dietro la schiena. 
 
Un corpo bruciato e annerito. E’ in una posizione strisciante. Le sue spalle sono sollevate da terra in una posizione strisciante. Un camion pieno di cadaveri bruciati, fusi insieme in un unico ammasso. E’ stato implacabile. Pronunciavano il nome del loro Dio in un momento in cui la maggior parte delle persone dubitava che Dio esistesse.

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