sabato 28 maggio 2016

“La nazione ebraica mi è cara"




Mosab Hassan Yousef (che è figlio di un leader di Hamas, ma ha scelto di collaborare con i servizi segreti israeliani sventando decine di attacchi terroristici, ed è poi diventato cristiano e si è trasferito negli Stati Uniti) ha tenuto un discorso illuminante alla conferenza del Jerusalem Post a New York del 22 maggio 2016. Di seguito, la traduzione in Italiano a partire dal minuto -14.
“La nazione ebraica mi è cara e, quando vedo nazioni che si uniscono contro il popolo ebraico, questo mi fa male. Perché a un certo punto credevo che il popolo ebraico fosse il nemico dell’umanità. Pensavo che fosse il nemico del mio popolo, il popolo palestinese. Finché non ho fatto esperienza di ciò che è veramente la nazione ebraica. Attraverso i servizi segreti, e vedendo con i miei occhi il suo modello veramente democratico in un oceano di tenebre: l’unica luce del Medio Oriente.
E mi meraviglio che ci sia gente qui nel mondo libero, che crede di essere libera, che si unisce contro Israele, attacca Israele, isola Israele, boicotta Israele, con il BDS e tutta questa ipocrisia. Naturalmente l’ipocrisia va di pari passo con il politicamente corretto perché è la stessa cosa, sono due facce della stessa medaglia. Nella società musulmana ho visto con i miei occhi una donna che ha mandato a morire cinque suoi figli che si sono fatti esplodere in attacchi suicidi. Uno dopo l’altro, ha messo su di loro le cinture esplosive, li ha benedetti e ha detto loro: “Va’ a uccidere gli ebrei!”. Per ottenere rispetto nella sua società. Questa è ipocrisia. Mio padre mi ha rinnegato come figlio perché è un ipocrita. A livello personale è un padre amorevole, ma quando indossa la maschera di Hamas senza cui mio padre non può esistere, è un mostro, è qualcosa d’altro.
E questo è il problema con i condizionamenti di quella società. Perché se prendiamo gli individui da quella parte sono semplicemente degli esseri umani, proprio come noi. Ciascuno di noi potrebbe essere stato educato in quell’ambiente con quegli stessi condizionamenti. Il condizionamento umano non fa differenza tra una persona araba e una persona ebrea. Ma la mente collettiva della società rappresenta qualcosa. Rappresenta un’ideologia, una cultura, uno stato di consapevolezza che è calibrato nelle tenebre, che è calibrato nei secoli 7° e 6° governati da lotte tribali per il potere. Non è cambiata. Maometto - e so che mi hanno detto di non dire queste cose per non far sembrare che gli ebrei vadano contro ai musulmani, ma non possiamo prenderci in giro: c’è un problema islamico. Al Qaeda, Hamas, Hezbollah, Jihad Islamica, ISIS, Boko Haram: tutti loro uccidono in nome di Allah. Non uccidono in nome di Gesù, non uccidono in nome di Geova, non uccidono in nome di Mahavira o Buddha o Lao Tzu. Uccidono in nome di Allah.
C’è un problema islamico, e penso che tutta l’umanità debba affrontare questo pericolo, perché questo pericolo non è solo contro lo Stato di Israele. Questo pericolo è contro l’evoluzione dell’umanità. Quando vediamo ondate di violenza e tenebre che prendono il sopravvento e si diffondono, e noi dobbiamo tenere la testa sotto la sabbia in nome del politicamente corretto, la verità è che abbiamo paura. E che cerchiamo di non provocarli di più, o che cerchiamo di non creare una guerra di religione. Ma la guerra di religione c’è, che ci piaccia o no. La cosa migliore da fare è affrontarla: crescere e affrontarla con coraggio.
Il problema non è dell’individuo. Non siamo contro le persone musulmane. Io non posso essere contro mia madre, mio padre e la mia gente. Sono solo persone. Gli idioti ci sono dappertutto, in ogni nazione. Ma sto parlando della coscienza collettiva delle nazioni, delle religioni, e della coscienza cosmica di tutta l’umanità.
Il popolo musulmano ha un problema. E il suo problema è nel suo sistema di valori. Loro devono affrontarlo e noi dobbiamo incoraggiarli a combattere la buona battaglia, come ho fatto io. E se ci sono riuscito io, che avevo dei privilegi in quanto figlio di uno dei maggiori leader di Hamas: avevo qualcosa da perdere. Ma la persona media musulmana non ha molte cose da perdere. Vivono nelle tenebre e nella miseria: se riescono a uscirne è meglio per loro. Quando io ne sono uscito non ho lasciato la miseria, ho lasciato dei privilegi, una posizione: ero pagato, protetto, tutti volevano che restassi con indosso una maschera.
Io sono un esempio vivente e una sfida, e continuerò ad esserlo, per ogni individuo che vive nel mondo musulmano: perché questo è il momento di crescere, di distruggere i muri e di abbattere i condizionamenti della società. Questa è l’unica via. Ma dicendo loro “No, l’islam è una religione di pace!” creiamo proprio un clima perfetto perché i terroristi continuino a crescere. Lo dico ancora una volta: il nostro problema non è con gli individui; il nostro problema è con questo sistema di valori.
L’umanità e il mondo libero devono unirsi, alla fine, anche se allora fu troppo tardi, come si unirono contro il nazismo. Oggi la gente libera deve unirsi contro l’islam, non contro i musulmani: contro l’islam stesso in quanto sistema di valori. Quando il presidente del mondo libero si alza e dice che l’islam è una religione di pace, crea il clima perfetto perché si generi più terrorismo.
Spero che il mio messaggio non causi altro caos, ma non c’è altra via. Vorrei essere più gentile nel presentarvi questo argomento, ma io ho visto la morte e vengo dall’inferno, ed è molto buio.
Qual è l’alternativa a Israele, alla democrazia, alla Costituzione Americana? Queste tenebre del 6° e 7° secolo: questa è l’alternativa. Non credo esista nessun sistema, inclusa la Costituzione Americana, che possa risolvere la condizione umana o aiutare l’individuo integralmente a un livello più alto: sono convinto che questo spetti all’individuo. Ma questa è la differenza tra l’ambiente del 7° secolo e la democrazia: che l’individuo ha spazio, più pace e un ambiente più pacifico in cui crescere.
L’ho vissuto io stesso: quando ero a Ramallah potevo solo professare l’islam, conoscevo solo la moschea. Ma a Tel Aviv professo il cristianesimo, e con gli altri musulmani professo l’islam a Gerusalemme, la capitale di Israele, dove agli ebrei non è consentito pregare sul loro Monte del Tempio. Poi un pugno di ipocriti chiamati BDS paragonano Israele al regime razzista del Sud Africa. Come potete paragonarlo? E’ la capitale del popolo ebraico e il governo israeliano non permette al popolo ebraico di pregare liberamente nella sua capitale, nel suo luogo più santo, per il politicamente corretto, per non offendere i musulmani, e dà a loro quel tipo di libertà. Come potete paragonare questo a quello? A Tel Aviv ho potuto praticare yoga, a Tel Aviv ho potuto professare il cristianesimo; ci sono musulmani, ci sono drusi, ci sono tutti i tipi di persone, tutti i tipi di religioni, protetti sotto l’ombrello israeliano e dalla legge israeliana. Questo non è possibile negli altri Paesi lì attorno.
Se Israele è distrutto, o Israele è isolato, qual è l’alternativa? Cosa stanno facendo quelle persone? Davvero non capisco. So che sto incontrando quest’oggi dei pro-israeliani, ma è un privilegio: perché no? Io amo Israele, amo ciò per cui si batte Israele, la sua etica, i suoi valori, la sua democrazia, il suo amore.
Una nazione che è stata capace di superare l’Olocausto, e invece di fare la vittima e incolpare tutti per le sue sofferenze è stata capace di costruire uno Stato, uno Stato democratico, passato da Stato appena nato a Stato avanzato e completamente sviluppato in meno di 25 anni. Questo è un esempio grandioso. Questo è un privilegio. Io testimonio ovunque nel mondo il mio amore per la nazione ebraica, non mi interessa come mi etichettano, io parlo con l’autorità dell’esperienza.”