lunedì 16 maggio 2022

Il suicidio di Israele

Magistratura politicizzata e media, tutti schierati dalla stessa parte, alla fine riuscirono nel loro intento: togliere di mezzo lo scomodo Netanyahu. Personalmente, non l'ho mai considerato un grande genio della politica, né un coraggioso condottiero, ma almeno non si è mai prestato a essere un burattino totalmente manovrato da quella pericolosa lobby mondialista a cui Israele non riesce proprio ad andar giù.

Israele è come il fumo negli occhi, essendo la prova vivente di quanto sia possibile, auspicabile per ogni popolo, giusto l'opposto di ciò che quella cricca di miliardari vorrebbe per il mondo intero. Così quella lobby ha cominciato a lavorarselo sui fianchi, attirando le nuove generazioni verso la nuova religione, quella del "progressismo" che, come gran parte delle religioni, ha la pretesa di essere l'unica in possesso della verità assoluta e di essere sempre nel giusto.

In questo modo, i giovani israeliani hanno cominciato ad assomigliare tristemente ai giovani di quell'occidente decadente, rappresentato dagli stati più potenti dell'Europa, dagli Stati Uniti, dal Canada ecc.. E hanno cominciato ad allontanarsi da Israele. Non mi riferisco a quei rari casi di giovani fuggiti all'estero per non dover sottostare al pesantissimo obbligo di leva, fatto di tre anni della propria vita donati completamente alla nazione. No, i disertori non meritano menzione.
Penso a di quel gran numero di studenti che, per "ampliare i propri orizzonti", si recano in Occidente per alcuni mesi, un anno o più. Dovendosi confrontare con propri coetanei mediamente allineati al "pensiero unico", spesso si adeguano alla loro visione del mondo per non essere guardati come extraterrestri, se non addirittura additati come "sporchi sionisti". Spesso partono già con l'idea che il loro paese abbia compiuto molti torti agli arabi: un senso di colpa che aleggia nelle famiglie israeliane "di sinistra", per lo più benestanti, residenti in quartieri eleganti di città distanti anni luce dalla realtà di frontiera. Così, li vediamo nelle strade d'Occidente, insieme ai loro coetanei europei o americani, che marciano "contro l'occupazione della Palestina", rinnegando ciò che ha reso possibile la propria esistenza in vita: il sionismo.
Ma il lavaggio del cervello per emulazione non si limita a questo, va ben oltre. I valori dell'ebraismo vengono pian piano sostituiti con il vuoto di valori dell'occidente, riempito con paccottiglia ideologica da Great Reset. Di conseguenza, ciò che un tempo era considerato degrado, oggi viene da loro percepito come "conquista", "progresso". Riporto una parte di una lettera inviatami da un trentenne israeliano: "Mentre in Ungheria e in Polonia si penalizzava l'aborto, si istituivano zone "Lgbtq free" e si proibiva la cosiddetta propaganda omosessuale, in Israele il Gay Pride di Tel Aviv e Gerusalemme diventava di anno in anno più imponente, si riconoscevano le famiglie arcobaleno, il ricorso alla maternità surrogata e i matrimoni omosessuali contratti all'estero, e nell'esercito si arruolavano i primi trans." A parte le inesattezze, a parte che in Israele gli omosessuali non sono MAI stati discriminati e su questo non ha nulla da imparare del resto del mondo, è chiaro da queste parole come venga visto come "progresso" ciò che invece rappresenta una triste decadenza. Considerare come conquista la pratica aberrante dell'utero in affitto è qualcosa che fa capire come si stiano cancellando le basi dell'ebraismo dall'anima delle nuove generazioni. Ed è quello a cui puntava la lobby mondialista. Ma c'è di più. Con un "pubblico" così, oggi la classe politica ha le mani libere per poter fare le scelte più insensate, anche in politica estera: lo stiamo vedendo con la crisi ucraino-russa. Al di là del fatto che a Kiev c'è un regime feroce che da diversi anni ha elevato a eroi nazionali i collaborazionisti del Terzo Reich e ci sono ampi settori della popolazione dichiaratamente neonazisti, logica e pragmatismo suggerirebbero a Israele di non prendere le parti di nessuno dei due contendenti. Israele avrebbe dovuto già negli anni passati condannare duramente il regime di Kiev per le sue apertura al nazismo, non avendolo fatto, oggi dovrebbe almeno non mettersi contro la Russia per non incrinare il delicato equilibrio in Siria. Invece c'è il rischio concreto che l'attuale governo, il peggiore della storia, segua la linea di Washington (ossia di una Casa Bianca in cui risiede un fantoccio della lobby mondialista eletto con brogli) ben determinata a trasformare l'Ucraina in una base NATO. Considerata la grande apertura di quella lobby nei confronti dell'Iran, che ha in programma lo sterminio atomico di Israele, continuare a non avversarla rappresenta per il popolo ebraico un vero e proprio suicidio.




La tendenza al suicidio


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