sabato 23 settembre 2023

Se i cristiani armeni fossero migranti, panda o almeno un po' fluidi...

DATA LA GRAVITÀ DELLA SITUAZIONE, MI PERMETTO DI RIPORTARE PER INTERO IL TESTO DI GIULIO MEOTTI COMPLETO DI LINK. 

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Se i cristiani armeni fossero migranti, panda o almeno un po' fluidi, l'Occidente marcio li avrebbe difesi

Intervista ad Antonia Arslan: "Dov'è Ursula? Ci cacciano da una terra che abitavamo da duemila anni. Tutte le chiese saranno distrutte. E allora sarà come se non fossimo mai esistiti"


Giulio Meotti 23 settembre 2023


Scene da esodo dal Nagorno Karabakh armeno conquistato dalle forze azere, mentre gli armeni stanno negoziando le condizioni della resa, “altrimenti ci ucciderebbero tutti”. L’Armenia è pronta ad accogliere 40.000 famiglie. Donne e bambini se ne stanno già andando. Diversa la sorte degli uomini che hanno combattuto. Si rimuovono dalle case le immagini di coloro che hanno preso parte alle guerre precedenti. Su Le Monde lo storico dei genocidi Vincent Duclert scrive: “La sorte dei 120.000 armeni del Nagorno-Karabakh si lega ai peggiori eventi del secolo scorso. Ciò che sta accadendo è un'impresa deliberata volta a distruggere le forze psicologiche e morali di un popolo di sopravvissuti al primo genocidio del XX secolo”. Siobhan Nash-Marshall, autrice del libro I peccati dei padri, parla di “imminente distruzione degli armeni” come popolo. E anche 123 studiosi turchi, fra cui Taner Akcam, parlano di “cancellazione del popolo armeno”.
Drammatico l’appello anche delle chiese armene di Francia: “Siamo al culmine della ‘riconquista del Karabakh’ pianificata dal presidente Aliyev. In realtà si tratta solo del completamento politico e militare di un piano di sterminio degli armeni della regione nel senso più ampio del termine, che ha come obiettivo, a breve termine, la Repubblica d'Armenia e la sua popolazione. I numeri parlano chiaro: mezzo milione di armeni vivevano in Azerbaigian nel 1989. Oggi a Baku ne sono rimaste solo poche centinaia – il più delle volte coppie ‘miste’ – che nascondono la propria identità per non essere perseguitati. La pulizia etnica intrapresa dall'Azerbaigian sin dalla sua creazione è entrata, a partire dal 19 settembre, nella sua fase finale”.



“L’Armenia scomparirà?”, si domanda allora un bravo reporter francese. Se la distruzione degli armeni un secolo fa fu all’origine della nascita della Turchia come stato, di cosa sarà prodromo la distruzione del Nagorno armeno?

Un popolo - cristiano da prima di Costantino - è cacciato dalla sua terra che ha abitato ininterrottamente per oltre duemila anni e l’Europa se ne infischia. Ma come scrive Franz Olivier Gisbert, "oggi va più di moda essere un imam nell'Occidente cristiano che un prete nell'Oriente musulmano".


Gli armeni sono il popolo sbagliato nel posto sbagliato. Non emigrano, ma sono mandati in esilio. Non sono fluidi, ma sono forti nella propria identità. “Un giovane armeno mi ha confidato che se i suoi amici ventenni caduti fossero stati dei piccoli panda, i media europei ne avrebbero parlato molto di più”, scrive il filosofo ed europarlamentare François-Xavier Bellamy.


Possibile che l’Occidente che pretendeva di unificare il mondo e che ora produce uniformità non abbia saputo trovare una sola ragione per tenere di conto questo piccolo popolo di cultura europea, cristiano, democratico e che ha dato tanto alla nostra civiltà, a differenza dell’Azerbaijan turco, musulmano, dittatoriale e di cui - a parte il gas, lo zafferano e il caviale - non si ricorda granché? Eppure, quasi tutti lavorano per gli azeri, ora si scopre anche Tony Blair, che deve aver sepolto la democrazia nel giardino della dittatura di Baku.


Per me fu tutto chiaro quando il ministero degli Esteri tedesco ha annullato una esibizione al consolato tedesco di Istanbul dell'Orchestra Sinfonica di Dresda, che avrebbe dovuto eseguire Aghet, un brano di Marc Sinan sul genocidio armeno per il 100esimo anniversario dello sterminio di 1,5 milioni di armeni per mano dell'Impero Ottomano. La Turchia si era opposta al progetto finanziato dalla Germania e dall'Unione Europea. 


Luce verde per finire il lavoro.


E se la fine dei cristiani armeni del Karabakh si spera sia soltanto politica, morale e culturale, quella del suo immenso patrimonio religioso sarà sicuramente fisica. Chiese, cappelle, monasteri, monumenti storici, molti dei quali elencati dall’Unesco saranno trasformati in moschee, distrutti o abbandonati. Come il monastero di Amaras, che risale al IV secolo. Perché gli edifici, soprattutto gli edifici religiosi, sopravvivono solo se vengono utilizzati. E come ha detto il direttore dell'Unione degli architetti dell’Azerbaijan, Elbay Qasimzade, “dobbiamo distruggere tutte le chiese armene”. 



Antonia Arslan

Ne parlo per la newsletter con l’autrice della Masseria delle allodole, la più importante scrittrice armena contemporanea, Antonia Arslan.

Che fine faranno ora tutte le chiese, come il magnifico Dadivank?

Saranno distrutte. Serenamente. Abbiamo l’esempio del Nakhichevan (dove come scrive Time Magazine 28.000 monumenti armeni medievali sono stati distrutti, il 98 per cento del totale), l’altra enclave armana che è stata completamente ‘dearmenizzata’. Hanno scavato anche le fondamenta delle chiese. Nel 2007, testimone anche l’Unesco, hanno eliminato l’ultimo grandissimo cimitero vicino alla frontiera iraniana, con le croci che risalivano all’Ottavo secolo. Hanno dissepolto anche le pietre di fondamento delle chiese. Non ci doveva essere più niente. Ora non attaccheranno il monastero di Dadivank subito, lo lasceranno andare prima in rovina. Tutte le croci, le chiese, sarà tutto distrutto. La grande cattedrale di Shushi è già diventata un’altra cosa. Le distruggeranno tutte, come la chiesa di San Gregorio, dove c’erano manoscritti antichi, è andato tutto perduto.




Le chiese armene in Turchia scomparse



La stessa cosa successe nel genocidio?


La Turchia non era ancora così astuta. Dall’alto con l’aereo oggi vedi tutte le sagome delle chiese che c’erano in Turchia. Ora hanno un lavoro da finire.


Certo era più che Davide contro Golia, 100.000 armeni contro milioni di panturchi…


Lo dissi quando scrissi quella ballata che mandai al ‘Corriere della sera’. Ma non servì a niente.


L’Italia zero, non ha detto niente.


Zero.


Scompare una popolazione cristiana…


Pare che Tajani abbia fatto una dichiarazione. Agli armeni avevano tolto anche l’elettricità. Nel silenzio assoluto e totale dell’Unione Europea hanno bombardato anche i contadini che seminavano.


Hanno 48 ore per andarsene….La valigia o la morte?


Esatto. Grasso che cola se non li uccidono prima, ma è un genocidio.


Rischia anche l’Armenia, sarà l’effetto domino.


Loro già pretendono il corridoio di Zanzeghur che la taglierebbe in due e connetterebbe la Turchia via terra con l’Azerbaijan, togliendo all’Armenia la parte finale e la frontiera con l’Iran.


Un popolo orfano, quello armeno….


Anche il tradimento dei russi era prevedibile. Volevamo mandare dei palloncini, come quelli delle fiere, con attaccati del cibo e farli partire dall’Armenia.


Erano là da duemila anni….


Anche di più forse. Da prima dell’Impero Romano.


Non ci sono molti precedenti di scomparsa totale di un popolo da una regione. In diretta mondiale cancellano duemila anni di storia cristiana.


Sì. E nel silenzio neanche.


L’assedio di Sarajevo divenne una causa celebre.


Quei tipi di regimi l’unico tallone di Achille che hanno è la cattiva fama. Nel momento in cui il Parlamento europeo è intervenuto con una dichiarazione, immediatamente gli azeri liberarono dei prigionieri armeni. L’unica cosa che li smuove i dittatori. Se c’è battage che li danneggia, ma di fronte al silenzio totale dell’Europa.


‘Vi riempiamo di gas e state anche zitti’…


Non sottovalutano il fatto che la schiena diritta per loro comporta uno scambio.


Ma l’Europa non esiste, da Lampedusa al Karabakh, la UE è una figura retorica.


Sì, ne parliamo come se esistesse. Una figura retorica rappresentata da personaggi scialbi. Non si può neanche detestare Ursula.


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Giulio Meotti


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