mercoledì 18 febbraio 2015

Adele Biton

La propaganda è in grado di trasformare anche le persone più pacifiche, mosse dai migliori sentimenti, in strane e mostruose creature, inconsapevoli strumenti del Male.

Capita così che ancora oggi ci si ritrova davanti qualcuno che ci dice: «Be', ma la sproporzione è evidente: si tratta di pietre contro carri armati». Superfluo dire che si riferisce ai soliti "poveri palestinesi" oppressi dai kattivissimi sionisti.


E allora che si fa? Come sempre ci si arma di santa pazienza, ci si rimbocca le maniche mentali e si comincia col chiarire che il paragone fra la pietra e il carro armato è la conferma del fatto che basta molto poco per distruggere, mentre è decisamente più difficile e impegnativo proteggere. 


Per uccidere basta un sasso. 
Per proteggere la vita ci vuole ben altro!

«Israele ha l'esercito meglio armato del mondo». Meno male! E si sono dotati anche di una barriera difensiva elettronica lungo tutto il confine e di sistemi di difesa computerizzati satellitari che intercettano i missili frantumandoli in aria, in modo che a terra cadano solo dei rottami e non esplodano sulla popolazione civile.

A onor del vero, bisogna dire che quella delle pietre e dei "razzi dimostrativi" è solo un leggenda ben architettata dalla propaganda. I terroristi palestinesi dispongono di un vero e proprio arsenale di guerra, fornitogli di volta in volta dai loro alleati. Ma questo è solo un particolare, ciò che conta davvero è il proposito che li muove.

Anche un misero coltello da cucina può bastare. Quello che fa la differenza è la determinazione nel seminare la morte; determinazione che di certo non mancherà a chi ha subito il lavaggio del cervello fin dalla nascita, al punto da augurarsi perfino la propria morte, se ciò permetterà di togliere la vita al nemico. In tal caso non c'è nulla da sminuire, né esiste possibilità di fare paragoni. Nemmeno i carri armati riescono a contrastare un odio così sordo e cieco, indirizzato a caso verso persone sconosciute, di cui non importa né il sesso né l'età: l'unica cosa che conta è che rappresentino quel nemico, che un imperativo morale impone di cancellare dalla faccia della terra.

Adele Biton, una "colona sionista".

L'incantevole bimba in foto è Adele Biton. Ieri è morta di polmonite dopo due anni di sofferenze causate di uno di quei lanci di pietre palestinesi, ritenuti tutt'oggi innocui dei nostrani seguaci della "causa palestinese".

Adele in braccio alla mamma Adva.

Giovedì 14 marzo 2013 la trentaduenne Adva Biton viaggiava verso casa con le sue tre figlie, quando un sasso colpisce un finestrino della sua auto, facendole perdere il controllo.

L'effetto di quelle pietre considerate "innocue" dai credenti palestinisti.

Muawiya Qabha, un esperto paramedico arabo israeliano, volle precipitarsi sul posto per prestare soccorso, nonostante non fosse in servizio. Per lui la cosa che più contava era salvare la vita a quella piccola: «Come arabo, mi ha fatto male sapere che erano arabi quelli che avevano scagliato le pietre, causando l'incidente». Pronta la risposta della madre di Adele: «La tua origine non ha nulla a che fare con tutto ciò. Degli arabi hanno gettato le pietre ma tu, che anche sei arabo, le hai salvato la vita. Senza la tua abilità, lei non sarebbe sopravvissuta.»

La piccola Adele intubata.

In seguito l'infermiere Muawiya Qabha è stato ospite d'onore in una grande festa presso l'insediamento ebraico di Yakir, dove era presente anche il Primo Ministro Beniamin Natanyahu.


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«Dedichiamo questo evento al ristabilimento di Adele
e a Muawiya che l'ha salvata, augurandoci che possa salvare ancora tante altre vite»

Muawiya Qabha appartiene a quel quarto dei cittadini israeliani che è di etnia araba (per la maggior parte musulmani): nessuno di loro prenderebbe mai la cittadinanza di uno stato arabo, men che meno di un eventuale Stato Palestinese.

Adele non ce l'ha fatta.

Ieri, la brutta notizia. 

Mi rivolgo al mondo che non vede e non vuole vedere, al mondo che ancora vuole sminuire mettendo a confronto le pietre con i carri armati: siamo pochi, siamo una minoranza; fra Ebrei con passaporto o senza, ebrei di religione o di etnia, cripto-giudei o semplici filo-sionisti, saremo al massimo (volendo essere ottimisti) 25 milioni su 7 miliardi e più di abitanti di questo pianeta. Ma sappiate che nessuno di noi è disposto a dimenticare neanche per un istante, neanche uno degli EBREI che il vostro cinismo sta ancora mandando a morte.


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