venerdì 25 luglio 2025

Caro compagno di sinistra

Caro compagno di sinistra.
Negli ultimi anni hai rigettato tutti i valori che un tempo erano per te fondamentali:

1. Diritti dei lavoratori
(oggi ti hanno convinto a chiamare "accoglienza" la tratta di schiavi portati dall'Africa, in un'operazione programmata a tavolino per azzerare i diritti dei lavoratori; e accetti che i tuoi politici siano in prima linea ad appoggiare questo scempio e i sindacati ne siano conniventi)

2. Giustizia
(oggi sei il primo a lodare quella magistratura tutt'altro che integra, che spesso rimette in libertà assassini, oppure fa scorrere il tempo di una vita per arrivare a uno straccio di sentenza, quando addirittura non condanna criminali già all'ergastolo per impedire che si arrivi alla scomoda verità di colpevoli intoccabili)

3. Uguaglianza
(oggi trovi del tutto normale che i tuoi leader siano miliardari mentre tu o i tuoi figli siete decisamente più poveri dei tuoi genitori; accetti con indulgenza che le donne dei "nuovi italiani" vengano relegate ai lavori domestici, vengano costrette a vestire come befane imbacuccate dalle testa ai piedi, come non avresti mai tollerato in passato)

4. Laicità
(oggi ti fai promotore della libertà dell'altrui religione, sei felice quando si apre l'ennesima moschea e fingi di non sapere che quella religione è agli antipodi di quelli che un tempo erano i tuoi valori; non hai mai portato i tuoi figli in chiesa, ma approvi di buon grado che vengano portati a pregare per Allah, maschi rigorosamente separati dalle femmine, e solo i maschi autorizzati a mettersi a culo all'aria verso la Mecca)

5. Femminismo
(oggi il tuo femminismo ha assunto un aspetto aberrante: per te diventano "femmine" anche gli uomini castrati o semplicemente travestiti; condanni il maltrattamento delle donne solo se il maltrattatore non è musulmano, perché in quel caso lo giustifichi dicendo che "fa parte della sua cultura" e "non bisogna farsi condizionare dall'islamofobia"; consideri stupro perfino un atto consensuale compiuto sotto l'effetto di qualche birra in più, ma chiami "resistenza" gli stupri a morte e lo scempio dei cadaveri di donne compiuto dai musulmani di Gaza su donne ebree)

6. Antifascismo
(oggi, nelle manifestazioni del 25 aprile, sei fiero di marciare accanto a quelli che furono fedeli alleati di Hitler non meno degli Ustascia croati, i "palestinesi", e sventoli anche tu la loro bandiera come se fosse un simbolo di libertà, uguaglianza e fraternità)

7. Pace e disarmo
(oggi, pur continuando a professarti pacifista, sei il primo sostenitore dei più accaniti belligeranti: i "palestinesi" di cui sopra e/o l'esercito del regime fantoccio di Kiev; per te i "palestinesi" devono avere uno stato e un esercito e/o Kiev deve ricevere più armi dall'Occidente)

8. Ecologia
(oggi sei diventato il primo promotore dello "sviluppo sostenibile", il più accanito credente del "riscaldamento globale di origine antropica"; sei felice di vedere i tappi che non si staccano dalle bottiglie e sei disposto a fare un altro mutuo per comprare la macchina che non inquina, togliendo soldi all'istruzione dei tuoi figli; e scacci dalla mente tutti i dubbi sulla sostenibilità ambientale della produzione di quelle grosse batterie da 450 Volt, tutti i dubbi sull'origine dell'energia elettrica che impieghi per ricaricarle e ogni altro dubbio: ti rassicura pensare che stai facendo il tuo dovere di cittadino del pianeta)

Oggi ti vedo spensierato e allegro sventolare la bandierina arcobaleno e quella palestinese in cortei grotteschi, in cui si inneggia allegramente allo sterminio degli Ebrei nella loro patria (dal fiume al mare).

Nel frattempo:

- in Siria, jihadisti al potere, riconosciuti dall'UE, circa una dozzina di profughi, quasi 700 mila morti, piani genocidi nei confronti dei non-sunniti;

- in Italia, bambina di 12 anni sfregiata con acido perché, con 40 gradi all'ombra, non si copre dalla testa ai piedi come vuole la sharia.

- in Spagna, adolescenti ebrei cacciati da aereo perché uno di loro aveva iniziato a canticchiare una canzone in Ebraico; la loro accompagnatrice ventenne, brutalmente gettata a terra e ammanettata dalla Guardia Civil, sequestro dei telefonini nel tentativo di non far mettere in rete i fatti.

- in Grecia, a turisti ebrei viene impedito di sbarcare dalla nave.

- in Irlanda, ebrei aggrediti su un autobus a Dublino.

- in Belgio, ebrei fermati a un festival.

- in Grecia, ebrei aggrediti a Rodi.

Senza contare le centinaia di "fatti minori" compiuti da chicchessia ai danni di ebrei o da musulmani ai danni di "infedeli".

 


 

sabato 17 maggio 2025

Gush Katif 2005 - un insolito esodo di Ferragosto

A quasi venti anni di distanza, ripropongo un mio scritto del 12 agosto 2005 su quel triste evento che fu il ritiro completo di Israele dagli ultimi insediamenti nella Striscia di Gaza. Ricordo che molti erano entusiasti e parlavano di una "grande concessione" che avrebbe "spianato la via della pace".

Per me, l'unica motivazione plausibile a una simile manovra, sarebbe stata l'imminenza di un attacco militare energico da parte di Israele. Ma avvenne giusto il contrario, come facilmente prevedibile.

Quelli che all'epoca mi additavano come pessimista e uccello del malaugurio, oggi devono riconoscere che è andata anche peggio delle mie previsioni: lanci quotidiani di missili contro Israele, oggetti incendiari, droni e, infine, il pogrom del 7 ottobre 2023, con oltre 1200 morti e 250 rapiti.

Buona lettura

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Il 15 agosto inizierà lo smantellamento degli insediamenti israeliani nella striscia di Gaza.


antico mosaico ebraico rinvenuto nella Stirscia di Gaza


8.000 persone dovranno sloggiare.
In cambio, che cosa si otterrà?

Per ora, sappiamo che circa 10.000 Palestinesi hanno già cominciato a festeggiare, celebrando il fatto come una vittoria della resistenza contro l'occupazione. Su alcuni striscioni si può leggere a chiare lettere come essi considerano il ritiro:

«Il popolo palestinese ha liberato la sua terra»
«Il popolo palestinese costruisce il suo stato»
«Oggi a Gaza, domani a Gerusalemme».
(fonte: Israelnetz Nachrichten, 4 agosto 2005 - New York Sun, 9 agosto 2005)


Per accontentare l'Autorità Palestinese, le case saranno abbattute, i campi abbandonati. 

Che fine faranno quelle piante? Che fine faranno quelle persone? E dove andranno a lavorare quegli israeliani e quegli arabi che adesso lavorano lì fianco a fianco?

È un prezzo altissimo.  

In cambio, che cosa si otterrà?

E nel caso non si ottenesse nulla, qual sarà la penale imposta alla controparte?

 


 

"Se coloro che criticano Israele hanno ragione, il ritiro da Gaza non farà altro che migliorare gli atteggiamenti dei palestinesi nei confronti dello Stato ebraico (...) Ma io preconizzo un esito ben differente. Visto che circa l'80% dei palestinesi continua a non voler riconoscere la reale esistenza di Israele, i segnali di debolezza mostrati dallo Stato ebraico, come l'imminente ritiro da Gaza, provocheranno piuttosto un intensificarsi dell'irredentismo palestinese.
Acquisendo il loro nuovo dono senza mostrare un briciolo di gratitudine, i palestinesi concentreranno la loro attenzione su quei territori che gli israeliani non hanno evacuato.
Domenica, Jamal Abu Samhadaneh, leader dei Comitati per la Resistenza Popolare di Gaza, ha annunciato quanto segue: "Trasferiremo le nostre cellule in Cisgiordania" ed ha ammonito che "Il ritiro non sarà completo senza la Cisgiordania e Gerusalemme". Ahmed Qurei dell'Autorità palestinese asserisce altresì: "La nostra marcia si fermerà solo a Gerusalemme".

(fonte: New York Sun, 9 agosto 2005 - dall'archivio di Daniel Pipes)
 

Verranno trasferiti anche i morti, altrimenti le tombe sarebbero profanate all'istante. Non è una buona premessa, questa.


reperto archeologico rinvenuto nella Striscia di Gaza,
raffigurante una Menorah, candelabro simbolo del popolo ebraico

 

In cambio, che cosa si otterrà?
La pace?

 
La PACE è un bene d'inestimabile valore, per il quale nessun prezzo sarebbe alto.

 
 
Vorrei tanto credere che si otterrà la pace. Vorrei crederci fin nel profondo dell'anima; ma non ci riesco.

Nella nostra vita apparentemente non cambierà nulla. Intanto, degli Ebrei saranno deportati, perché i Palestinesi non vogliono Ebrei nel loro futuro Stato.

In cambio, che cosa si otterrà? A Gush Katif verrà ancora raccolta la frutta, come dice il suo nome, o diventerà "Sahb al Qunbula", Signore della Bomba?



"Gli Emirati Arabi Uniti costruiranno una città per i palestinesi sul luogo delle colonie israeliane che saranno demolite nella striscia di Gaza dopo il ritiro. Lo ha riferito ieri la stampa di Dubai, secondo cui la città sarà un dono dell'Emiro Khalifa bin Zayed al popolo palestinese «per alleviare le sue sofferenze e moltiplicare le possibilità di alloggio all'interno della striscia. Sarà il primo progetto a essere realizzato nelle aree liberate di Gaza». Il nuovo centro urbano si chiamerà Khalifa bin Zayed City, in onore dello sceicco, e costerà almeno cento milioni di dollari. Non si conosce ancora l'ubicazione della città, che, una volta ultimata, dovrebbe ospitare dalle 30 alle 40mila persone."
(Il Giornale, 26 luglio 2005)


Di Gush Katif rimarranno le foto, i filmati, le rovine e i ricordi: una cosa che succede spesso agli Ebrei. In cambio, che cosa si otterrà?

L'unica certezza è che 8000 Ebrei saranno deportati, perché i capi Palestinesi non vogliono Ebrei nel loro futuro Stato. Già nel 1948, dopo la proclamazione dello Stato d'Israele, 930.000 Ebrei furono scacciati da tutti i paesi arabi. 

Viene in mente Hitler: anche lui non voleva Ebrei nel suo Stato.  

"La popolazione locale non vuole avere a che fare con Ebrei"

 

Ma chi sono questi Palestinesi, cui riserviamo sempre un trattamento di favore nonostante abbiano infestato il pianeta coi peggiori terroristi, tra i quali anche il capo di Al Qaeda in Iraq, Al Zarqawi? 






12 AGOSTO 2005
 

 

 


martedì 14 gennaio 2025

"Pakistan", uno Stato fondato sulla discriminazione religiosa

 Il nome Pakistan fu inventato nel 1933 da Choudhry Rahmat Ali, uno studente musulmano dell'Università di Cambridge.

Il nome Pakistan ( پاكِستان) è composto da Paki (پاکی), che vuol dire "purezza", unito al suffisso -stan (ستان), comune a molti Stati asiatici, che significa "paese", "luogo di".

"Paese dei puri", in contrapposizione al "paese degli impuri", ossia al resto dell'India, considerato dai musulmani un luogo popolato da gente indegna, poiché non appartenente ai "popoli del patto" (أهل الذمة), ebrei e cristiani, i quali sono tollerati dal Corano come "dhimmi" ("protetti" se paganti la jizya, ossia una sorta di pizzo islamico).

L'idea di creare uno Stato "puro", ripulito dalla presenza di una parte della popolazione ritenuta subumana, è un'idea identica a quella della Germania nazista che "ripulì" il paese dalla presenza dei cosiddetti "Untermenschen" (subumani), sterminandone 6 milioni.

La "purificazione" del cosiddetto Pakistan dal resto dell'India costò 2 milioni di morti e 14 milioni di profughi.

Uno Stato del genere, costruito sull'eliminazione di una parte della popolazione, ritenuta indegna di appartenervi, non dovrebbe mai ricevere riconoscimento diplomatico dalla comunità internazionale.

Invece, nell'agosto del 1947, i primi a riconoscere il neonato "Pakistan" furono:

1. Regno Unito, promotore della secessione dal resto dell'India, per sottrarre a quello stato (che gli Inglesi temevano si sarebbe alleato con l'URSS), territori importanti dal punto di vista strategico.
2. Arabia Saudita
3. Iran
4. Turchia

Ad oggi, Israele è l'unico Stato al mondo a non riconoscere il cosiddetto Pakistan.