Il fatto che esista una app che serve a registrare il consenso a un rapporto sessuale ci fa capire quanto siano diventati giganteschi i problemi del nostro mondo riguardo il contatto fisico: una carezza è considerata solo molestia sessuale, uno schiaffo è letto esclusivamente come violenza.
Ormai è totalmente escluso che questi due gesti possano avere un valore positivo e rappresentare ben altro: ad esempio, affetto la prima e rabbia il secondo, oppure premio e punizione. No, il contatto fisico "disinteressato" è una cosa del tutto bandita. Ci si può dare la mano per salutarsi o presentarsi, ci si può addirittura abbracciare ritualmente, ma andare oltre è molto rischioso.
Un genitore che voglia punire seriamente un comportamento scorretto e dannoso di un figlio, accompagnando le parole con uno schiaffo, può ritrovarsi indagato per violenza, col figlio messo "al sicuro" in una casa-famiglia. È successo più di una volta ed è pazzesco pensare al doppio metro che si usa verso la violenza vera e propria che si consuma quotidianamente tutt'attorno e viene lasciata impunita.
Una deroga speciale sembra essere concessa agli immigrati musulmani. Questi possono fare di tutto senza che le autorità si sentano coinvolte. Agli immigrati musulmani è concesso ciò che a nessun cittadino autoctono sarebbe mai concesso: un marito musulmano può relegare la moglie in casa e non farla uscire mai, può maltrattarla, picchiarla, può sottoporre i figli alle più atroci violenze domestiche, senza che nessun servizio sociale venga allertato.
Sono liberi come belve nella savana, o come gatti randagi: nessuno si sognerebbe di intromettersi fra due gatti che litigano furiosamente.
Però i musulmani sono esseri umani come noi, appartengono alla nostra stessa specie, non sono felini. Avere verso di loro un atteggiamento da etologi non è "tolleranza" né "apertura mentale", ma solo una miscela dannosissima di razzismo e paura.
In Inghilterra, da anni migliaia di ragazze autoctone vengono stuprate nel silenzio assoluto dei media e nell'inefficienza totale della giustizia. In Svezia, le autorità non perseguono la violenza commessa dai musulmani sulle donne, ma invitano le svedesi a non uscire più da sole di casa la sera, a coprirsi di più per nascondere le proprie curve. Dopo dello stupro islamico di massa messo in atto a Colonia un paio di anni fa, il sindaco Henriette Reker, invitò le tedesche a tenersi lontane “almeno a una distanza equivalente a un braccio” dagli estranei nei luoghi pubblici e a non isolarsi.
Di casi simili potremmo riempire pagine e pagine. Di che malattia si tratta? Qualcuno ipotizza qualcosa somigliante alla sindrome di Stoccolma. Io non sono d'accordo.
Credo che si tratti piuttosto di un atteggiamento autodistruttivo indotto e autoindotto: gli autoctoni sono spinti e aspirano alla totale omologazione, all'intercambiabilità fra loro e qualsiasi altra persona del loro rango. La loro vita affettiva tende a essere cancellata e rimpiazzata con la vita sessuale, preferibilmente sterile. Il percorso della loro vita deve concludersi non appena se ne estingua la piacevolezza. L'eutanasia a quel punto diventa la somma aspirazione.
Parallelamente e sullo stesso suolo, c'è un altro mondo che viene temuto e allo stesso tempo guardato con nostalgia, un mondo considerato "più arretrato", regolato da tutt'altri valori, dove la legge scritta dello Stato è solo un intralcio facilmente superabile, e l'unica legge da seguire è il Corano. Lì ogni rapporto umano rispetta una gerarchia animale e la vita è considerata solo un breve passaggio terreno, in cui ognuno deve prodigarsi affinché la società islamica possa avere il sopravvento su tutto il pianeta, sacrificando anche la propria vita pur di realizzare tale scopo.
Indubbiamente quest'ultimo, rispetto al primo, è il modello vincente: la cosiddetta società occidentale tende all'estinzione, quella islamica all'affermazione. Dovranno vedersela solo con la Cina e soprattutto con Israele.
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