A quasi venti anni di distanza, ripropongo un mio scritto del 12 agosto 2005 su quel triste evento che fu il ritiro completo di Israele dagli ultimi insediamenti nella Striscia di Gaza. Ricordo che molti erano entusiasti e parlavano di una "grande concessione" che avrebbe "spianato la via della pace".
Per me, l'unica motivazione plausibile a una simile manovra, sarebbe stata l'imminenza di un attacco militare energico da parte di Israele. Ma avvenne giusto il contrario, come facilmente prevedibile.
Quelli che all'epoca mi additavano come pessimista e uccello del malaugurio, oggi devono riconoscere che è andata anche peggio delle mie previsioni: lanci quotidiani di missili contro Israele, oggetti incendiari, droni e, infine, il pogrom del 7 ottobre 2023, con oltre 1200 morti e 250 rapiti.
Buona lettura
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Il 15 agosto inizierà lo smantellamento degli insediamenti israeliani nella striscia di Gaza.

antico mosaico ebraico rinvenuto nella Stirscia di Gaza
8.000 persone dovranno sloggiare.
In cambio, che cosa si otterrà?
Per ora, sappiamo che circa 10.000 Palestinesi hanno già cominciato a festeggiare, celebrando il fatto come una vittoria della resistenza contro l'occupazione. Su alcuni striscioni si può leggere a chiare lettere come essi considerano il ritiro:
«Il popolo palestinese ha liberato la sua terra»
«Il popolo palestinese costruisce il suo stato»
«Oggi a Gaza, domani a Gerusalemme».
(fonte: Israelnetz Nachrichten, 4 agosto 2005 - New York Sun, 9 agosto 2005)
Per accontentare l'Autorità Palestinese, le case saranno abbattute, i campi abbandonati.
Che fine faranno quelle piante? Che fine faranno quelle persone? E dove andranno a lavorare quegli israeliani e quegli arabi che adesso lavorano lì fianco a fianco?
È un prezzo altissimo.
In cambio, che cosa si otterrà?
E nel caso non si ottenesse nulla, qual sarà la penale imposta alla controparte?
"Se coloro che criticano Israele hanno ragione, il ritiro da Gaza non farà altro che migliorare gli atteggiamenti dei palestinesi nei confronti dello Stato ebraico (...) Ma io preconizzo un esito ben differente. Visto che circa l'80% dei palestinesi continua a non voler riconoscere la reale esistenza di Israele, i segnali di debolezza mostrati dallo Stato ebraico, come l'imminente ritiro da Gaza, provocheranno piuttosto un intensificarsi dell'irredentismo palestinese.
Acquisendo il loro nuovo dono senza mostrare un briciolo di gratitudine, i palestinesi concentreranno la loro attenzione su quei territori che gli israeliani non hanno evacuato.
Domenica, Jamal Abu Samhadaneh, leader dei Comitati per la Resistenza Popolare di Gaza, ha annunciato quanto segue: "Trasferiremo le nostre cellule in Cisgiordania" ed ha ammonito che "Il ritiro non sarà completo senza la Cisgiordania e Gerusalemme". Ahmed Qurei dell'Autorità palestinese asserisce altresì: "La nostra marcia si fermerà solo a Gerusalemme".
(fonte: New York Sun, 9 agosto 2005 - dall'archivio di Daniel Pipes)
Verranno trasferiti anche i morti, altrimenti le tombe sarebbero profanate all'istante. Non è una buona premessa, questa.

reperto archeologico rinvenuto nella Striscia di Gaza,
raffigurante una Menorah, candelabro simbolo del popolo ebraico
In cambio, che cosa si otterrà?
La pace?
La PACE è un bene d'inestimabile valore, per il quale nessun prezzo sarebbe alto.
Nella nostra vita apparentemente non cambierà nulla. Intanto, degli Ebrei saranno deportati, perché i Palestinesi non vogliono Ebrei nel loro futuro Stato.
In cambio, che cosa si otterrà? A Gush Katif verrà ancora raccolta la frutta, come dice il suo nome, o diventerà "Sahb al Qunbula", Signore della Bomba?
"Gli Emirati Arabi Uniti costruiranno una città per i palestinesi sul luogo delle colonie israeliane che saranno demolite nella striscia di Gaza dopo il ritiro. Lo ha riferito ieri la stampa di Dubai, secondo cui la città sarà un dono dell'Emiro Khalifa bin Zayed al popolo palestinese «per alleviare le sue sofferenze e moltiplicare le possibilità di alloggio all'interno della striscia. Sarà il primo progetto a essere realizzato nelle aree liberate di Gaza». Il nuovo centro urbano si chiamerà Khalifa bin Zayed City, in onore dello sceicco, e costerà almeno cento milioni di dollari. Non si conosce ancora l'ubicazione della città, che, una volta ultimata, dovrebbe ospitare dalle 30 alle 40mila persone."
(Il Giornale, 26 luglio 2005)
Di Gush Katif rimarranno le foto, i filmati, le rovine e i ricordi: una cosa che succede spesso agli Ebrei. In cambio, che cosa si otterrà?
L'unica certezza è che 8000 Ebrei saranno deportati, perché i capi Palestinesi non vogliono Ebrei nel loro futuro Stato. Già nel 1948, dopo la proclamazione dello Stato d'Israele, 930.000 Ebrei furono scacciati da tutti i paesi arabi.
Viene in mente Hitler: anche lui non voleva Ebrei nel suo Stato.